Descrizione
La chiesa di San Martino, costruita e utilizzata dai monaci benedettini nelle loro solenni liturgie, servì anche per gli usi pastorali del Borgo Galliano, che cresceva intorno al monastero. Quando il paese si coagulò nella parte più alta, divenne chiesa campestre, infatti i Registri Parrocchiali la definiscono chiesa rurale ed anche extra moenia, cioè fori le mura.
La chiesa venne poi utilizzata come cappella cimiteriale fino al 1886, quando si inaugurò il camposanto municipale
Il primo impianto risale presumibilmente alla prima metà del XII secolo e risente degli influssi delle prime chiese benedettine. L’esistenza di una fabbrica romana è confermata dai documenti oltre che da tracce archeologiche. Ricordata nelle carte con l’appellativo “ad Gaglianum” o “ad Galignanum”, in una bolla del pontefice Clemente III, datata 11 dicembre 1188, è elencata tra le dipendenze del monastero benedettino di San Nicolò a Tordino.
La chiesa più volte rimaneggiata, deve la sua attuale veste architettonica ad una serie di rifacimenti, dei quali quello più imponente risale alla seconda metà dell’Ottocento, quando la chiesa venne parzialmente demolita nella parte absidale per la costruzione del camposanto.
Le colonne divisorie all’interno della chiesa appartengono al primitivo impianto costruttivo. Le sei più antiche risultano composte da tamburi di varia altezza sovrapposti tra loro, realizzati con materiali di diversa consistenza e raccordati al capitello mediante un elemento in laterizio. La navata centrale è caratterizzata da una spiccata verticalità, accentuata attualmente dal tetto in legno a vista. Precedentemente era presente una controsoffittatura piana, di modesta fattura, rimossa nei recenti restauri.
Al centro dell’abside semicircolare è presente una nicchia che contiene una pregevole statua della Madonna con il Bambino. Una visita pastorale del 1610 riferisce che sui muri “…tutt’intorno sono affrescate molte immagini di Nostro Signore, della Beata Maria e di Santi e Sante, dipinte a suo tempo per devozione…” . Di tali dipinti si è persa memoria. Un’altra visita pastorale del 1618 descrive l’altare come”…unico, basso e piccolo, tutto di pietra, con l’altare portatile consacrato di pietra e incassatonella mensa…”.
Davanti all’altare viene descritta una cancellata, che non viene chiusa con la chiave ed ha gli ingressi senza porte. Una cancellata in legno, tutt’intorno all’altare, viene riportata anche nella visita pastorale del 1610. Il tetto della chiesa viene descritto come coperto con tegole e piccoli mattoni, segno che all’epoca non era stata ancora costruita la controsoffittatura in legno e che la tecnica costruttiva era quella consueta nel teramano, con le piastrelle in laterizio al posto del tavolato in legno. Una visita pastorale del 1630 dice che la statua della Vergine era conservata in un “tempietto” di legno dorato, con i veli davanti, posto sull’altare; che la chiesa aveva la torre e molti vani per abitazione, nei quali dimoravano due eremiti per la custodia della chiesa, e che risultava “biancheggiata”. Al lato della navata sinistra è presente un vano adibito a sacrestia, di remota costruzione, presumibilmente risalente al XVI secolo, dove sono presenti due botole a chiusura delle fosse carnaie. La facciata, secondo il Gavini, è di rifacimento moderno come pure il portale e il rosone, frutto probabile della ricostruzione ottocentesca. Gli ultimi lavori di restauro, diretti dall’architetto L. Martella ed eseguiti dalla ditta N. Cingoli e figlio di Teramo, iniziarono nel 1985 e finirono nel 1997.
Modalità d'accesso
Aperta la domenica e i giorni festivi.
Accesso alle persone con diabilità mediante ausilio a richiesta.
Non è previsto alcun costo per l'ingresso.
Indirizzo
Punti di contatto
Ultimo aggiornamento: 19 luglio 2024, 15:13